Come per il precedente post, l'effetto Kiev è una anomalia percettiva o una distorsione percettiva
(termini usuali nelle neuroscienze) di quanto avviene nel mondo. E, in base a questa distorta percezione della realtà, molti pensano di agire per il meglio, di essere "veramente buoni". Non scrivo della realtà ucraina, né parteggio per gli uni o gli altri contendenti. Eroi ci sono tra le opposte schiere e fior di carogne, come in ogni esercito che si rispetti. E carogne, vere immarcescibili carogne, ci sono alle loro spalle, come ogni Istituzione statale dedita alla guerra dimostra (ed ha dimostrato nei secoli) quando vecchi depravati dediti alla conquista di ogni posto di governo e all'accumulo di ricchezze, inviano al macello giovani ragazzi idealisti.
Ma non è di questo che volevo scrivere. Piuttosto del fatto che coloro che si sono impaludati di bandiere giallo-blù abbiano affermato di essere, sé stessi, gli eroi dei nostri tempi, i "giusti", animati da spirito di umana pietà, quando non da un senso religioso del rispetto per "ogni" essere umano.
E già, gli stessi che ignorano le migliaia di caduti all'anno sul lavoro nel nostro solo paese (magari gli stessi manager che, i sistemi di protezione, negano ai propri operai e lavoratori). Sono quelli che se chiedi loro delle centinaia di morti palestinesi, ogni anno, nella striscia di Gaza, fanno spallucce. Quelli che se ritorni sugli eccidi in Siria, atrocità commesse da parte di tutte le opposte schiere, accusano conformisticamente il solo Assad e poi se ne fregano, tornando ai propri amori e all’esaudimento dei propri desideri. Quelli che non sanno della disperazione dello Yemen (ma vedono i mondiali in Qatar) laddove 17 milioni di persone languono tra morte e disperazione. Quelli che se accenni al Sud Sudan, a Cabo Delgado (Mozambico) al nord Kivu e ad Uturi, zone di guerra nella Repubblica Democratica del Congo, al Tigray, nella vecchia Etiopia, manco sanno che questi territori esistono o esistono ancora, presi tra cenoni natalizi e successi professionali o formidabili, e per taluni assai meno generose, avventure sessuali. Dite loro del Mali, chiedete loro se sanno cosa accade in Myanmar, o quale conflitto ponga, gli uni contro gli altri, tanti popoli nel Magreb ( vi opporranno che loro hanno seguito la squadra marocchina ai mondiali, sono esperti, loro, partecipano).
Vi spiego io. Sono solo alcuni tra i molti conflitti che l'ignominia dell'uomo ha acceso sul nostro pianeta, circa 300, di cui una trentina risultano essere vere e proprie guerre. Ditelo alle anime belle, amiche degli ucraini (io, fossi un ucraino, di tali amicizie interessate ne farei volentieri a meno, visto che, alla prova dei fatti, tutti sti eroi si squaglierebbero come neve al sole). Suggerite loro, posto che abbiano animo per comprendere, che l'arpa birmana, un canto d'amore per tutti i fratelli caduti, il soldato giapponese fattosi bonzo la suonava per amici e nemici, per quelli al fronte e per coloro che cadono ogni giorno, spinti in ogni dove alla follia della guerra, e che dunque la loro esposizione mediatica con indignazione riflessa da Istagram o da Tik Tok o da altra fonte social fa davvero vomitare.
Et de hoc satis
Maurizio Castagna
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