Parlate di Orwell, e discorrete di Huxley. Ma nulla vi ricorda Borges? E la metafora dei due
labirinti?
Uno fatto di corridoi, scale, stanze, vie di fuga impossibili, l'altro senza confini, senza chiusure, senza alte mura, senza ostacoli. E quando il re d'Arabia prende prigioniero, dopo una devastante invasione, il re di Babilonia, che lo aveva terrorizzato chiudendolo nella sua costruzione labirintica, non esita ad abbandonarlo nella sua, il Deserto
"Oh, re del tempo e sostanza e cifra del secolo! In Babilonia mi vorresti perdere in un labirinto di bronzo con molte scale, porte e muri; ora l’Onnipotente ha voluto ch'io ti mostrassi il mio dove non ci sono scale da salire, né porte da forzare, né corridoi da percorrere, né muri che ti vietano il passo.”
Il primo labirinto ricorda il terrore vissuto dalla gente nei lagher, nei gulag, nei campi di rieducazione delle dittature più spietate
Il secondo la disperazione e l'angoscia che patisce l'uomo nel mondo occidentale. Nel quale vaga libero di esaudire i propri banali desideri, ricchezza, fama, posizione sociale, a costo di schiacciare il debole e l'oppresso, smarrendo il senso dell'aiuto fraterno, della Carità, le strade che avrebbe dovuto percorrere a costo del proprio personale sacrificio e credendo questa essere la libertà
Un automa, senza dignità, il secondo. Disperato e maltrattato nel corpo, ma ancora in grado di leggere nel suo cuore, l'uomo nei campi di concentramento.
Vorrei certamente vivere sempre da uomo libero e caritatevole e non essere alla mercé di uomini folli che esercitano la bruta violenza
Ma quello che certamente non voglio è vivere come un automa, grazie alla condiscendenza di falsi sacerdoti laici che mi degnano della loro ipocritamente benevola considerazione. Mentre cancellano l'amore dai nostri cuori, a vantaggio dei loro profitti materiali e, per questa ragione, invadono terre e devastano regni, rendendo questa Terra un Deserto
Un profeta, Borges, no?
MAURIZIO CASTAGNA
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