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Tornando a Montelepre

Aggiornamento: 27 giu 2020


Ho ripreso a svolgere ricerche su Montelepre. La stretta del lavoro si è allentata e la passione e


la curiosità hanno avuto il sopravvento. Ritorno per un attimo al “fatto”. A quel giorno di maggio del quarantasette. A chi c’era, chi non c’era, chi si presume ci fosse. Comincio dalla contestazione di un professore di storia circa la presenza nella valle, tra le postazioni “in basso”, tra il Kumeta, il Pelavet e il Cozzo Valanca, di uomini che, con Giuliano, avevano poco o nulla a che fare. Stimando il professore non ebbi modo e voglia di ribattere, soprattutto perché per me quel particolare non era affatto importante. Mi si contestava che avessi negato la presenza degli uomini del Principe Borghese, dunque della Decima MAS, tra gli assassini della gente di Portella. Come da lezione di Casarrubea, lo storico siciliano dei tempi. Il fatto è che a me, chi ci fosse in quelle posizioni, non importava, importava solo che qualcuno ci fosse. Perché per me è sempre stato il movente, a creare dubbi, ad essere stato millantato.

Se ci fossero stati gli uomini di Borghese, avrebbe voluto dire che la strage aveva un solo obiettivo, fermare l’avanzata del partito comunista in Italia. Ed io invece, benché abbia sottolineato l’unità di obiettivi sociali tra contadini social-comunisti e indipendentisti, contesto proprio questo e per le innumerevoli ragioni che elenco nel libro e non sto qui a riportare. Per me l’obiettivo era infrangere le ultime speranze dell’Impero britannico di continuare ad essere tale, di continuare a credere di controllare il Mediterraneo da Est a Ovest, magari appoggiandosi alla portaerei naturale detta Sicilia e implementandone la ribellione allo stato centrale, oramai saldamente alleato agli odiosi cugini statunitensi, vincitori su tutti i fronti. E per evitare un tracollo che avrebbe anche significato la rinuncia alla Palestina, con la probabile creazione dello stato di Israele.

Pertanto, chi ci fosse, nelle postazioni basse, chi avesse fatto fuoco con i lanciagranate a me poco importa. Importa che qualcuno abbia davvero fatto fuoco con i lanciagranate. E avrebbero potuto esserci anche i gendarmi del Papa, le sue Guardie Svizzere con le alabarde e le picche e nulla sarebbe cambiato nell'individuazione di un movente “diverso”. Ma se si insiste con l’accettare l’assunto che la Storia ufficiale ci ha tramandato, allora non è nemmeno vero che Giuliano sia innocente. Quindi i detrattori della mia ipotesi, se convinti dell’innocenza del bandito, si troverebbero in un vicolo cieco. Anche qui non mi soffermo tediando con le ragioni-i documenti, gli scritti, i fatti accaduti- ampiamente riportati nel libro.

Aggiungo solo un particolare.

Nel luglio di quello stesso anno, dopo la tragedia di Portella, un mese dopo i presunti attacchi di Giuliano alle Camere del Lavoro, la nave Exodus sfidò i britannici, volendo favorire l’immigrazione clandestina verso la Palestina di centinaia di profughi e sopravvissuti ebrei nei campi di concentramento. Pare che le successive vicende siano state provocate ad arte perché il mondo si appassionasse alla causa di Israele e favorisse la sua proclamazione come Stato. Come il forzato ritorno degli ebrei in Germania, ad Amburgo, dopo che quegli stessi ebrei avevano rifiutato di essere sbarcati in Francia, dopo numerosi scontri navali, ultima disperata mossa, sbagliata! dell’ex impero britannico. Certo, documenti intangibili non ce ne sono, ma molti storici credono che alla fine i britannici, tra le azioni terroristiche dell'Haganà e la vicenda della nave Exodus, avessero avuto il sentore che all'ovest come all'est del bacino del Mediterraneo, oramai non contassero più nulla o quasi. Niente Sicilia ad occidente, niente controllo sulla Palestina ad Oriente. Se la vicenda della nave dei profughi fosse vista davvero sotto una luce diversa rispetto al racconto che conosciamo, anche la storia e il movente di Portella possono essere rivisti. Se davvero gli Stati Uniti e soprattutto l’Unione Sovietica avessero incoraggiato da una parte il terrorismo sionista e dall'altra avessero organizzato l’epopea della Exodus, avrebbero potuto tranquillamente gli uni preparare la strage siciliana e l’altra esserne occulta e condiscendente comprimaria.

Naturalmente senza leggere attentamente il mio saggio, queste potrebbero essere definite semplici illazioni. Ma non lo sono, il percorso che mi ha guidato passa tra documenti ritrovati, letture specifiche, domande che chiedono risposta.

Continuerò a cercare, perché in questo paese restano centinaia gli episodi oscuri, perché decine sono le vittime che attendono giustizia e perché un popolo ha diritto di conoscere la verità.

MAURIZIO CASTAGNA

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