Si chiamava Adriano Urso, lavorava al piano bar.
Ecco, come per il milite ignoto, possiamo elevare Adriano Urso a simbolo di tutti quei caduti che non fanno statistica, che non sono annoverati, dall’artefatta commozione universale, nel ricordo di una Comunità in rovina
Era un bravo pianista, aveva perso il posto per i dissennati consigli dell’aeropago scientifico al Conclave di Palazzo Chigi. Chiudete ora, chiudete tutto.
Era un bravo pianista, giovane e bravo, Adriano Urso, ed è morto d’infarto mentre spingeva la sua auto, finita sfortunatamente in panne mentre stava portando la cena a un cliente dell’agenzia di asporto per la quale lavorava. Cercava, Adriano, di sopravvivere umilmente per quattro centesimi. Perché qualcuno gli aveva rubato futuro e speranze. E rubare il futuro ad un giovane è abominio, cozza contro ogni presupposto morale, ogni approccio etico alla condivisione ecumenica, e la Scienza deve convincersi che, dell’Etica, può essere solo l’ancella, seppur rispettata e, spesso, onorata. Chissà, povero Adriano, l’angoscia di perdere anche questa occupazione, l’ansia di non arrivare in tempo a destinazione, e il suo cuore, di uomo umile e buono, ha ceduto. Di schianto, una morte giovane che non trova spazio nei piagnistei attoriali dei TG
Potete immaginare gli ultimi suoi istanti di vita, efori della Scienza, ottimati della politica?
Non credo. I primi avrebbero dovuto imporre una diversa opzione sociale ai secondi, burocratosauri seduti sugli scranni del Governo, inamidati personaggi, insensibili, troppo spesso se non sempre, al grido di dolore dell’oppresso “perché mi fai del male?”, ricordato in un suo famoso saggio dalla giovane Simone Weil**
Avrebbero dovuto pretendere investimenti nella sanità pubblica, per creare nuovi posti letto nelle terapie intensive e sub-intensive, indicare nella medicina del Territorio l’arma più efficace per sconfiggere questo maledetto virus. Avrebbero dovuto imporre l’assistenza diagnostica e terapeutica domiciliare, il tracciamento costante, persino grazie alle attività lavorative che hanno deciso debbano chiudere e fallire, delle persone positive al virus. Del resto quello che avevano suggerito in principio, quando l’inconsistenza della cittadella sanitaria statale, soprattutto al Nord, aveva cominciato a mostrare crepe ignobili. E le aziende, nei luoghi di lavoro, vincolandosi all’osservanza dei protocolli, avrebbero potuto e saputo proteggere i cittadini dal convulso, inutile andirivieni di questi giorni perduti. Gli scienziati avrebbero dovuto incatenarsi alle cattedre e agli uffici istituzionali perché i decisori pubblici imponessero, subito, una revisione totale della gestione del trasporto pubblico, per permettere agli studenti di tornare nelle aule, immersi in quel preludio alla vita che sono le esperienze sociali e spirituali di quel mondo caleidoscopico che è la scuola.
Ma questo comportamento, affermare il giusto, da parte degli scienziati, avrebbe spinto i cittadini a dubitare della capacità di amministrare il paese da parte di questa classe politica che appare inadempiente e inefficiente, e avrebbe comportato, in egual misura, assumere un profilo più basso, una polemica contrapposizione col potere costituito, rinunciando alla ribalta sociale e, questo atteggiamento, non è sembrato loro cosa buona né giusta.
E queste considerazioni, su ciò che sarebbe, o meno, giusto fare, non dipendono da una qualche erudizione scientifica, perché noi, timidi commentatori, non potremmo mai competere nel merito, ma sono riflessioni etiche, non si tratta di conoscenza, ma di sapienza. La conoscenza è appannaggio degli scienziati, la sapienza dei filosofi, dei mistici e dei semplici. Eppure è con comportamenti intessuti di principi morali che l’Umanità ha salvaguardato il suo futuro, opponendosi, di volta in volta, alla prepotenza e al pregiudizio, evitando che i deboli fossero abbandonati alla mercè del più forte.
Se si è parte di una commissione di esperti, quelli che “conoscono le cose avendole studiate”, i migliori nel proprio campo, gli eruditi appunto, si ha il diritto/dovere di indicare in qual modo e perché lo Stato abbia abdicato ai suoi doveri verso l’organismo sociale che ne costituisce la parte vitale. E questo è esercizio dello Spirito, apoteosi dell’Etica sociale, piuttosto che Scienza.
Vivere in modo astratto la Comunità, sentirsene avulsi, come calati in un personalissimo delirio di onnipotenza, piuttosto che affrontare la via crucis dell’impegno quotidiano per indurre l’Auctoritas a migliorare le strutture e l’organizzazione sul territorio della Sanità pubblica, è assai più facile.
L’abominio di una nuova Colonna Infame, con una caccia spietata all’untore, ha permesso all’autorità pubblica di derogare agli impegni di civiltà ed onestà che la drammatica situazione imponeva.
Costruire ospedali, gestire la medicina del Territorio, riformare il trasporto urbano, proprio come era stato in un primo momento proposto dagli stessi scienziati, avrebbe comportato sudore e sangue, un impegno politico stressante, l’impossibilità di garantire una nuova classe di clientes, le nuove masse elettorali ingolosite dai bonus e dall’assistenzialismo. Certo, la colpa è di chi governa, ma a noi pare che nessun clinico, nessuno specialista virologo, si sia stracciato le vesti per le inadempienze dell’Amministrazione Pubblica.
Ma, come diceva qualcuno dalle mie parti -perdonate l’eccessiva franchezza- “’o cummannà è meglio che fottere”, e pare sia proprio così, l’orgasmo lo si raggiunge comunque, forse ancor più prepotentemente con l’uso spregiudicato del potere. Ma, anche, col silenzio di chi non vuol disturbare il manovratore.
Non c’è solo Adriano Urso. Gli uni, il Potere politico con i suoi provvedimenti, e gli altri, gli scienziati e le loro compiacenti indicazioni a compensazione delle inadempienze degli amministratori pubblici, con il ridicolo giochino della penisola variamente colorata, hanno distrutto tutte le attività private, gettato sul lastrico famiglie intere, portato alla disperazione imprenditori giovani e meno giovani e, nonostante questa rovina, gli uni e gli altri non sono riusciti a fermare i contagi, in costante aumento.
Solo nel mio settore, quello dello sport, sono stati condannati a morte quegli anziani (ma non erano gli stessi, tra i tanti, che si voleva proteggere dal Corona Virus?) che, affetti da malattie metaboliche più o meno gravi, ai farmaci associavano l’attività motoria sapientemente guidata, per una vita che valesse ancora la pena vivere. E, in tal modo occupati, le loro angosce quotidiane, le loro depressioni si dissolvevano come per miracolo. E vogliamo parlare della disperazione che avete suscitato nelle famiglie dei disabili cognitivo relazionali? Del baratro nel quale sono stati precipitati i ragazzi affetti dalle malattie del neuro sviluppo, che trovavano requie e ristoro nell’incontro con l’operatore tecnico, nella relazione con l’ambiente di riferimento, l’acqua della piscina, i tappeti della palestra, l’erba del campo sportivo? Ragazzi che vedranno vanificati i progressi precedentemente conquistati, che finiranno disperati o peggio nella barbarie di una società che li dimentica.
E che dire degli addetti alla ristorazione, al turismo, al mondo dello spettacolo? Di quelle lunghe fila alla Caritas, di giovani improvvisamente senza lavoro, famiglie intere in marcia per un tozzo di pane? Noi, abbiamo pianto. Avete pianto voi, geniali amministratori dello Stato? Avete pianto voi, consiglieri sapienti? Non credo proprio, il successo, come si dice, va alla testa, lascia che il cuore smetta di pulsare, che la compassione sia vinta da una fredda ventata di orgoglio.
Eppure, si dice stiate proibendo l’accesso al lavoro, alla scuola, alla cultura, per aiutare gli anziani con multi-morbilità. Per non farli morire o, almeno, per non farli morire prima del tempo e in un modo che, ne conveniamo, è atroce. Atroce come vidi circa trenta anni fa morire mia madre con una metastasi al polmone, morire esattamente come un malato di Covid. Ma nessun giornalista assoldato, allora, ha mai pianto per questa fine straziante. E come, in modo atroce, sono morti i bambini di Gela, di Taranto, della terra dei fuochi, di Augusta, spazzati via da tumori terribili, sebbene nessun tele imbonitore stipendiato abbia mai pianto per loro.
E nemmeno per i giovani caduti del Monferrato bruciati dall’asbestosi e nemmeno per le migliaia di morti, i caduti sul lavoro- tanti erano anziani come questi che vorreste difendere- accolti, anno dopo anno, statistica dopo statistica, dalla sprezzante alzata di spalle dei governanti di turno.
E i ragazzini che stanno perdendo il gusto della vita vissuta, costretti in inumani spazi sociali? Da un noto ospedale romano, il Bambin Gesù, segnalano che i fenomeni di autolesionismo sono drammaticamente aumentati, in questo periodo.***
E, tra gli adolescenti che praticavano attività motoria, tanti, adesso, sono depressi, col sorriso spento. Siete sicuri, ierofanti del pensiero scientifico, decisori della seconda Repubblica, che non troveranno rifugio nella sniffata, nel buco che, come scrisse un operatore del Sert di Macerata, è “un modo atroce per trovare un po' di pace”? Ci avete pensato? No, certamente, c’è, infatti, chi tra voi congettura di Scienza, chi discetta di alta Politica, rivendicando, gli uni e gli altri, la propria perspicace conoscenza, mai l’umana compassione. Onorandoci di consigli, imponendoci comportamenti che, purtroppo, si sono rivelati inefficaci, contraddicendovi, gli uni con gli altri, annaspando alla ricerca della pietra filosofale, ora perplessi, ora irati, ora blandendo, ora biasimando. Voi siete la Scienza e la conoscenza, l’Autorità e il Potere, noi vi invitiamo all’umana comprensione, ad arrampicarvi sulla scala dei valori servita all’Umanità intera per raggiungere il cielo degli dei, dalla notte dei tempi ad oggi. Ma, forse, voi non ne avete mai sentito parlare. E, gli Adriano Urso, la nostra migliore gioventù, svaniscono nell’etere salutandoci con un sorriso triste
E siamo certi, noi cittadini, visto che tutta la Sanità è impegnata e impregnata di lotta al Covid, che vi sia giunto all’orecchio che non vengano più praticati gli screening preventivi per le patologie tumorali, come sono state annullate le visite e i controlli di routine durante il periodo di gravidanza, specialmente se a rischio. Quindi, se qualcuno fosse affetto da patologia cancerosa, il ritardo nella diagnostica sarebbe letale, come qualsiasi altro accidente patologico dovesse accadere alla mamma o al futuro bambino. Ma, a voi, che importa? State vivendo una stagione dorata, queste sono bagatelle che non vi riguardano.
E, invece, proprio a questi aspetti avreste dovuto rivolgere la vostra attenzione, da scienziati e da amministratori pubblici. Invece avete instillato la paura della morte, e la Scienza che ha paura della morte, allontana l’Umanità da Dio****
Giorgio Palù, presidente di Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, dichiara che questo “…è un virus a bassa letalità, tra lo 0,25 e lo 0,50%”… lo equiparerei agli altri virus pandemici, come l’H1N1, l’asiatica o la variante suina, piuttosto che a ebola o sars”
Il presidente dell’Agenzia del farmaco, non un terrapiattista qualsiasi o un disorientato no-vax.
E che non si provi ad accusare noi cittadini con quelle parole prive di senso che costituiscono le mura della vostra Cittadella Imperiale, quella della Scienza, arroccata nel suo splendido isolamento. Non crediamo siano stati posti in essere complotti di nessuna specie, siamo certi che il virus circoli e abbia, per una parte dell’Umanità a rischio, un’alta incidenza di letalità, sebbene nei termini, pur preoccupanti, riportati dal Presidente dell’AIFA, e da altri clinici non meno illustri di voi, ma con più discrezione e misura.
Purtroppo, per una colpevole, alterata visione delle necessità attuali della Sanità pubblica, in mancanza di un piano pandemico all’altezza delle circostanze, o forse proprio in assenza di un qualsiasi piano pandemico, non avendo esperito alcun controllo sulle procedure, i decessi di persone anziane, giovani adulti e ragazzi, aumenteranno nel tempo, anche quando il virus avrà esaurito il proprio ciclo vitale. Ci saranno tanti Adriano Urso, che pagheranno con la vita la presunzione e l’insipienza dei pochi. Quanti giovani moriranno, a seguito delle reali misure di contenimento mai attuate per mancanza di capacità gestionale da parte di un’amministrazione pubblica che utilizza le risorse solo in chiave di consenso elettorale?
E’ un crimine negare il futuro ai giovani come Adriano Urso. Ricordo che, in tempi ancestrali, i vecchi si ritiravano a morire nei “cimiteri degli elefanti”, restavano dietro per non rallentare “la marcia della tribù” che si spostava in cerca di cibo. Un passaggio del testimone, sicuramente imbibito di una visione etica del compito assegnato a ciascuno membro della Comunità. In nome di quel diritto naturale che ha sempre guidato i passi dell’umana specie, perché questa potesse moltiplicarsi e prosperare. Il “farsi da parte “della Weil, il “dovere della morte” di un amareggiato Voltaire. E chi siamo noi, oggi, per negare sogni, progetti e futuro alle nuove generazioni? Certo, nessun operatore sanitario può accettare di lasciare dietro i più deboli, scegliere per loro il destino peggiore. Infatti nessuno si permette di chiederlo. Ma aver colpevolmente tralasciato di indicare con forza quale debba essere la strada davvero necessaria per contrastare il virus è altrettanto grave che scegliere chi debba morire e chi no. Perché c’è gente che continuerà a morire di Covid, mentre altri stanno già morendo per le misure adottate per combattere il Covid, misure estemporanee, misure contraddittorie, misure adottate come ultima disperata risorsa, senza lucidità e programmazione.
Invece di stimolare il governo ad agire in modo sostanziale, evidenziando pecche e ritardi nella macchina sanitaria e del trasporto cittadino, è sembrato più facile, agli scienziati consulenti, assecondarlo nel disimpegno dalla cura della cosa pubblica, insomma è più facile imporre e vietare, che agire con fermezza e con faticosa diligenza. Hanno, di concerto con giornalisti e uomini di potere, instillato paura e sgomento, ignavia ed egoismo puro. Nonni che non accarezzano più i nipotini, amici che non si abbracciano, leali avversari che non si stringono la mano. Persone finite ad elemosinare un lavoro.
Non mi meraviglia, sono, tutti i protagonisti, gli epigoni del diritto positivo, materialista e scientista, figli del positivismo scientifico e giuridico. Eppure, quello stesso razionalismo scientifico, aveva come presupposto il concetto del “dubbio metodico”, del diritto alla confutazione di tesi ritenute obsolete, al confronto delle idee, al dibattito prolifico di nuove scoperte, alla “ricerca critica e congetturale”****. Tutto quello che a molti, oggi, viene negato. Perché? Forse perché, avvolti nel laticlavio della Scienza, forti delle vostre “incrollabili certezze”, avete dimenticato, voi “competenti”, che il Sacro dimora nell’impersonale, quando l’Io s’annulla nell’Eterno?*****
E, quando avrete costretto i giovani a sopravvivere nella desolazione e gli anziani a morire da soli nelle proprie dimore, grazie a misure di contenimento della pandemia poco avvedute e poco lungimiranti, nondimeno voi e gli amministratori della res publica brinderete comunque al vostro effimero successo, inutilmente abbracciati al Nulla.
Wilde scrisse che “l'egoismo non consiste nel vivere come ci pare ma nell'esigere che gli altri vivano come pare a noi”, e a me sembra che questo aforisma contenga la vostra foto di famiglia.
Questo sta avvenendo perché, la mancata comunicazione del pensiero e delle conoscenze e l’assenza del confronto dialettico, hanno generato il mostro del pensiero unico. Non nei presupposti scientifici ma, a valle, nelle proposte di attuazione del piano anti pandemico. Inutile girarci attorno.
L’arroccamento dei talmudisti attorno alle proprie insindacabili decisioni, frutto di acuta esegesi dogmatica, ha fatto scendere il buio sulla vita futura dei nostri figli e nei nostri cuori, come nelle nostre Città, desolate e oscure dopo le 18, quando le anime del male corrono imperterrite ad offendere e a uccidere.
Eppure, i loro consigli, per limitare il contagio, ci sembrano fallimentari. E le misure di ristoro del governo risultano ridicole.
Forse soffriamo della sindrome di Semmelweis, ma ribadiamo di aver diritto al franco dibattito, poiché “…l’uomo è l’unico essere vivente a noi noto in cui ci sia in certo qual modo incarnata la categoria della possibilità, e la cui realtà sia incessantemente contornata dalle possibilità, è l’unico ad avere bisogno della conferma” (Martin Buber). Dunque la formazione delle categorie valoriali a fondamento dell’Etica, resta il confronto dialettico. Oggi negato a chi è costretto ad obbedire senza capire. Con la scusa dell’ignoranza di merito. Ma non esiste ignoranza senza maestri che rifiutino di insegnare e di orientare alla comprensione logica dei fatti. Tali maestri sono assolutamente disprezzabili. Persino il Signore spiegò all’Uomo le ragioni della cacciata dall’Eden. E l’Uomo ne comprese il significato, ed obbedì.
Questi maestri, invece, hanno negato al cittadino la libertà d’espressione del pensiero, riservandosi, con le casse di risonanza dei media nazionali, libertà di propaganda.
Fu Kant che scrisse del diritto dell’uomo all’emancipazione dal suo stato di minorità, per raggiungere consapevolezza e spezzare le catene dell’oppressione. Ma questa lezione pare non trovi cittadinanza tra i membri del comitato di salute pubblica, politico, scientifico, massmediale, che impone obblighi e commina pene.
Speriamo in tempi migliori, non cessando di lottare, noi anziani soprattutto, come quel Sarpedonte che preferì morire in battaglia con i suoi vecchi soldati per risparmiare i giovani che avrebbero dovuto rappresentare il futuro della sua Comunità. E con lui, contro gli ierofanti al potere, diciamo “Avanti”, in nome di tutti gli Adriano Urso di questi tempi maledetti
MAURIZIO CASTAGNA
*Dario Antiseri “Relativismo Contemporaneo-legge di Hume”
**Simone Weil “La persona e il Sacro”
****Karl Popper
*****Simone Weil “L’ombra e la Grazia”
******Simone Weil “La persona e il Sacro”
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