Mi tuffo, virtualmente, nelle fresche (talvolta anche troppo) e dolci (per me quasi mai) acque,
indifferentemente salate o clorate, per cercare di trovare una sintesi di pensiero al "pasticciaccio brutto" artatamente messo in scena da Magnini durante una performance cabarettistica-
Mi dolgo, con vecchi e nuovi compagni di percorso, quelli che nuotavano con me e quelli che vivono il mio presente nell'Azienda dove lavoro, se sarò franco ("il dovere di essere onesto" me lo impone)
Tutti oramai sanno che il nuoto, per me, è stata un'autentica via crucis. Sport mai amato, sopportato per amor di mamma, vissuto perché altro non sapevo fare (or non è che sia cambiato molto, in poco eccellevo, in quasi nulla mi distinguo). La piscina me la figuravo (e la immaginavo tale nei miei peggiori incubi da adolescente) come una gabbia da zoo, dove, come belva ferita, rimbalzavo da muro a muro, andando e tornando.
Poi, le acque libere, tali davvero erano, visto che si perdevano all'orizzonte, prove d'autore immaginando l'infinito. Ma, la fatica degli allenamenti in vasca, l'ottundimento che comportava il nuotare per 20 e più chilometri al giorno, nascondevano, al cuore e alla mente, quanto di positivo mi figuravo, vagando tra scogliere e abissi marini.
E, man mano che crescevo, sperando ogni giorno di poter saltare gli allenamenti (da piccolo con le lacrime agli occhi pregando mammà; da più grande con atteggiamenti da guappo, forieri di "meravigliose" punizioni dei tecnici che mi mandavano a casa; gli ultimi anni, perso nell'agone politico, saltando a piè pari intere settimane di "tortura") pregavo il mio dio minore di darmi la forza per chiedere "libertà", eccessivo pensiero per un "obbediente" come me, tanto conservatore da giovane, quanto pretenzioso rivoluzionario da uomo maturo. Tale rimase il mio atteggiamento anche quando, prima di un'olimpiade, fuggii da un collegiale e me le giocai. Ma senza alcun rimpianto. Poi ci pensarono le malattie, i farmaci e le operazioni a umiliare il mio andare e tornare in vasca. Meglio così, credo sia stato il destino e, mai come in questo caso, l'amor fati va assecondato e rispettato.
Ma cercherò d'essere comunque obiettivo, leale nei confronti dell'uno e degli altri, nella querelle natatoria
Torniamo a re Magno (decantato dai miei amici master come Re munnezza) e al suo lavoro scenico. Certo, c'è andato giù pesante, facendo di tutta l'erba un fascio. Ma in questi ultimi 3 anni sfido a trovare un'opinionista che non abbia provveduto ad oscene classificazioni, di persone a favore o contro, per i vaccini o per le guerre, senza ascoltar ragioni e torti. Re Magno (ha pur vinto un mondiale, è stato capitano di una Nazionale molto forte), ha lamentato sfide all'OK Corral durante le sue passeggiate da pensionato nelle vasche di ogni dove, da parte di assatanati master. Certo, ha sbagliato, ha offeso una categoria ma, passatevi una mano sulla coscienza, amici master. Volete negare che parecchi tra di voi abbiano preso eccessivamente a cuore l'impegno delle gare? Che doveva postulare soltanto rimpatriate scherzose e rilassanti, ed invece porta molti (ahimè, molti) ad allenarsi ogni oltre logica, forse di più di quanto facessero in gioventù? E che, purtroppo ce ne sono, ha indotto i più deboli ad assumere sostanze poco lecite? Ecco, prendetevela anche con loro. Certo, Magnini non avrebbe dovuto esagerare, ma esagerano anche tanti vostri compagni di cloro che, forse e dico forse, dovrebbero pensare, in ordine crescente, al lavoro, alla salute, a stare di più assieme ai figli che crescono. Sono in questo campo da 62 anni, dico 62. Avrei voluto calcare i campi di calcio, lo sport che davvero amo, oltre le vergognose esagerazioni ed una stampa asservita, e mi fu negato. Ma l'amarezza non alberga più in me, del resto tra queste acque continuo a vivere, per lavoro. Non attaccate Magnini. Ognuno ha il diritto di sbagliare, piuttosto riportate le gare master alla loro natura, un arcobaleno di ricordi tra una spruzzata d'acqua e l'altra. Con un bel pò di salute, dagli anta in avanti, assicurata. I records mondiali, europei ed italiani lasciateli a quegli "sciagurati" di ragazzini che solcano mari, fiumi e vasche clorate con atteggiamenti di sfida. Ad ogni cosa il suo tempo, siate saggi
Maurizio Castagna
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