Commune periculum concordiam paret (Il comune pericolo prepari la concordia)

E’ cosa nota che qualsiasi movimento di “resistenza” dei fronti indipendentisti, dal dopoguerra ad oggi, ha incontrato non solo l’opposizione dei governi degli Stati occidentali, soprattutto quelli che si trovano sotto l’ombrello della NATO, e di Israele ma, per sovrammercato, ha subito le terribili conseguenze – militari e politiche -dovute alle divisioni interne dei gruppi organizzati. Divisioni finanziariamente e diplomaticamente e surrettiziamente generate, definite e manipolate da “menti raffinatissime” all’interno dei servizi segreti e delle ambasciate di Stati implicati nella strategia geopolitica degli attori in gioco.
Pensiamo al Sinn Fein e all’IRA in Irlanda, a Herri Batasuna e all’ETA nei paesi Baschi, ai partiti indipendentisti e all’Asemblea Nacional Catalana, all’Ómnium Cultural, e al Consell de la Republica in Catalogna.
Ognuno per un verso movimento di resistenza, ognuno convinto che le proprie iniziative avrebbero potuto portare a una soluzione (più politica che militare) al problema della rivendicazione popolare all’autonomia amministrativa e forse all’indipendenza della propria Nazione non riconosciuta.
Il caso ultimo, il più clamoroso e il più sanguinoso, riguarda Hamas, nato da una costola dei Fratelli Musulmani, in principio come movimento di assistenza e supporto economico, sanitario, culturale e organizzativo e poi trasformatosi nel principale gruppo di resistenza all’annientamento del popolo palestinese. Avendo contro, quasi da subito, non solo Israele, non soltanto la politica statunitense e quella europea, ma anche – e, talvolta, violentemente - Fatah, principale gruppo rappresentativo dell’ANP (autorità nazionale palestinese) almeno fino alle elezioni politiche del 2006, quando fu battuta dalla stessa Hamas, e l’Egitto, seguito poi dagli Emiratini e dall’Arabia Saudita in funzione anti iraniana.
Hamas è stata messa all’angolo e costretta a reagire proprio grazie alla concertazione di politiche asimmetriche che hanno contrastato e infine negato al popolo palestinese il diritto a esprimersi democraticamente, e hanno garantito piena capacità di agire agli avversari del movimento di resistenza palestinese (Hamas è acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya), strozzandolo economicamente e militarmente, isolandolo politicamente e diplomaticamente, e rovesciando le conseguenze di questo atteggiamento sulla popolazione civile, sottoposta ad anni di sofferenze e dolore.
Ma la mia riflessione torna a casa, alla Sicilia, dove uomini forti e culturalmente preparati svolgono da decenni una funzione di stimolo alle rivendicazioni popolari. Il ricordo mai sbiadito di una possibile indipendenza o, perlomeno, di una autonomia amministrativa davvero di tipo federale nei confronti dello Stato italiano, viene mortificata da una incredibile parcellizzazione di sigle e movimenti dispersi, è il caso di dirlo, tra monti, valli, città e coste dell’intera Isola.
Senza che tutto ciò sia stato provocato da una decennale lotta armata (Palestina e Irlanda del Nord) da sofferenze, attentati e scontri a fuoco (Paesi Baschi) o da una oppressione politica sfociata in cariche di polizia e arresti indiscriminati ed esili come in Catalogna
E, mi chiedo, se invece i siciliani fossero stati costretti a sopportare tutte le violenze enumerate per le altre nazioni senza stato di cui abbiamo parlato?
Io affermo che ci vorrebbe un atto di volontà per cercare di riporre le asce di guerra degli egoismi contrapposti, dell’orgoglio mal riposto. Bisognerebbe rinunciare a una idea di superiorità morale, politica o sostanziale e tornare a una “fratellanza” possibile. Almeno fino a quando vivremo senza subire conseguenze per il nostro agire politico che, affermo, finora essere stato di tipo non eversivo, ma soprattutto culturale.
Il domani appartiene alla Comunità, l’io andrebbe riposto in un anfratto della mente, dovremmo agire soltanto con il cuore, il valore di ognuno può e deve riflettersi soltanto nell’amico -e persino nello sconosciuto- che condivide la stessa visione del futuro, le stesse speranze, nell’amore incondizionato per il Territorio, sebbene con diversi approcci alla rivendicazione politica e sociale
Maurizio Castagna
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