A cosa penserebbe, oggi, Federico Caffè? Il nostro maggiore economista del secolo scorso?
Keynesiano, ma se Keynes fosse nato dopo di lui, si sarebbe detto, il barone di Tilton prestato ai ribelli, Caffettiano
Caffè avrebbe ragionato che l'orrore dei principi liberisti, del mercato che regola il senno e il cuore degli uomini, non avrebbe mai potuto spingersi a tanto
Che il sociale, il bene pubblico, l'attenzione verso i disperati della società potesse essere stato travolto in tal modo dagli egoismi e dalle bassezze di chi crede di non poter morire mai, accumulando potere e ricchezze, e non osando mai fino a questo punto.
Certo, c'erano state stragi ed omicidi eccellenti, perfino la propria misteriosa scomparsa e quella dei figli prediletti della sua scuola, Tarantelli, ucciso, si dice, dalle BR - ma queste a chi rispondevano? - e Vicarelli, morto in uno strano incidente d'auto senza testimoni - assenze che lasciarono il campo libero per l'invasione degli economisti del libero mercato, compresi due premier, osannati oltre misura da giornalisti a libro paga - e le tante azioni sotto copertura atte a manipolare la realtà
Ma che il bene comunitario potesse essere distrutto dalla corruzione in ambito farmaceutico e dalla imposizione della "guerra giusta" arricchendo oltre misura i pochi e garantendo splendide carriere politiche, lui, il professor Caffè, non l'avrebbe mai immaginato
Se l'avesse fatto, lui e i suoi due "ragazzi" prediletti avrebbero pensato ad uscire da questo mondo da soli, senza che altri se ne prendessero la briga e il disturbo.
Professore, ci manchi.
Maurizio Castagna
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