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Cosa significa Identità?

Aggiornamento: 28 giu 2020

Naturalmente i media, sorretti dal pensiero dominante che avalla ogni semplificazione di dati


complessi, hanno la risposta. Dovendo sostenere il globalismo finanziario, cercando ovunque un nemico da indicare al popolo come il problema che deve essere risolto per permetterne la felicità futura e la crescita economica illimitata, si riduce un concetto estremamente ed intellettualmente articolato a un mero sinonimo di esperienze mentali ancestrali. E cosi il termine Identità, sfuggendo ad ogni connotato storico e filosofico, psicologico e politico diventa un puro sostituto lessicale di chiusura claustrofobica all'interno delle mura di Sparta. Una turris eburnea che genera malattia e degrado sociale. E no. Proprio no. Non accetto che un concetto cosi alto venga degradato in senso sciovinista e culturalmente ambiguo.

L'identità per come la intendo io è il far parte di un unicum a prescindere dal luogo di nascita. Sentirsi parte di una cultura, di una storia sociale intellettuale e spirituale propria di una comunità che si fa anche comunità di intenti. Ed è la ragione per cui aborro globalismo, nazionalismo e colonialismo, tutti sinonimi.

L' IDENTITA' va oltre , è osmosi, è comunità organica di popolo, a qualsiasi latitudine

L'Identita', al contrario, per i fini dicitori del pensiero unico, è razzista, esclude, istiga alla violenza, è presupposto di predazione e nel generare sentimenti di superiorità umilia uomini provenienti dall’altrove. Allora nessuno ha capito nulla, nessuno. Identità, al contrario, è osmosi, l’ho appena scritto e lo ripeto, accoglienza con giudizio, aiuto fraterno, riconoscimento dell'altro nel rispetto del se. Essere identitari, per natura stessa dell'idea sociale che trascina l'esserlo, vuol dire ripudiare la guerra come invasione e predazione di nazioni deboli. Vuol dire emergere dalle secche degli ideologismi. Vuol dire rimettere ad una assemblea sovrana, ma veramente, popolare e libera, decisioni sovrane, che riguardino il futuro dei figli e del figli dei figli, dei nostri figli e dei figli di coloro che accogliamo, con giudizio e con rispetto.

Come diciamo noi identitari da sempre. Il concetto umanistico della solidarietà comunitaria, osmotico, accogliente ma forte, giuridicamente disegnato da una carta costituzionale semplice e brillante, dai contenuti verificabili nell'azione sociale

Difficile immaginare poter togliere ad un uomo la propria Identità. Scardinarlo dalla percezione che ha di se stesso.

Diceva Pirandello che “…una realtà non ci fu data e non c'è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile”. Ecco, il principio dell’Identità. Una realtà che appoggia le radici in stili, comportamenti e nozioni che ci hanno fatti così come appariamo a chi con noi non ha condiviso quegli stili, quei comportamenti, quelle nozioni. Ma una realtà mutabile che, in base a ciò che siamo o siamo divenuti, si adatta ai tempi, ne diviene partecipe, sempre fedele a se stessa, ma comunque aperta all’ignoto e al nuovo e al comprensibile.

Ed invece quanto è stato facile abbrutire popoli che avevano senso della Storia e del divenire. Negare loro la possibilità di decidere del proprio futuro. Con l'idea bizzarra che ogni popolo abbia necessità di un tutor Di qualcuno che, lontano anni luce, in senso morale e culturale, inteso solo a curare i propri interessi, lo umili, sbeffeggiandone la naturale ansia di riconoscersi in un sistema di norme e doveri e diritti.

Questo testo è un inno identitario. Non si limita a raccontare, vuole indicare una strada. Senza esaltare l'appartenenza a tutti i costi. Riconoscendo, nel popolo che descrive, il bene e il male. Con equilibrio, individuando torti e ragioni. Ci piacerebbe tutti facessero cosi, in un'alba diversa, dove il più forte non sbrani il vinto, il più debole, l’indifeso. Ecco, questo è un concetto identitario.

Et haec olim meminisse juvabit (Virgilio-Eneide, I, 203)

Maurizio Castagna

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